La PAC e il greendeal: l'analisi della CE e il commento di CambiamoAgricoltura
Il 20 Maggio scorso insieme alla presentazione da parte della Commissione Europea delle cruciali strategie “biodiversià” e “Farm to Fork” nell’ambito del Green Deal Europeo, la commissione ha anche pubblicato un documento di analisi dal titolo “Analysis of links between CAP Reform and Green Deal” che analizza i contenuti dei regolamenti proposti per la programmazione PAC 2021-2027 in funzione dei contenuti delle strategie.
Questo documento è di estrema importanza in luce del proseguo dei negoziati sulla PAC, sia per orientare le decisioni del Parlamento Europeo e del Consiglio, sia per fissare la posizione della Commissione nell’ambito del Trilogo che porterà, dopo il voto del PE e la risoluzione del Consiglio, alla versione definitiva dei regolamenti (capitolo 3).
La commissione “promuove” le sue proposte di regolamento sottolineando come esse siano compatibili con il Green Deal. Occorre però evidenziare come questa analisi prenda in considerazione in modo prioritario gli aspetti della “nuova architettura verde”, di fatto non evidenziando a pieno le criticità che ancora presenta l’impianto della PAC ed in particolare i pagamenti diretti.
Nel 3 capitolo viene sottolineata l’importanza di mantenere intatta la nuova architettura verde della proposta nel corso del processo del Trilogo e l’importanza della condizionalità rafforzata e degli eco-schemi nel raggiungimento degli obiettivi ambientali e climatici. Questo ultimo punto evidenzia la necessità in Italia di una nuova spinta verso la redazione del Piano Strategico e della definizione di strumenti comuni ed efficaci a livello nazionale.
Gli ecoschemi vengono indicati come il principale strumento a sostegno a sostegno dell’agroecologia, dei sistemi agro-forestali, dell’agricoltura biologica (per cui si fa esplicito riferimento che il sostegno sia al mantenimento che alla conversione può essere supportato dagli ecoschemi). Attraverso questo strumento potrà anche essere pagato il “servizio ecosistemico” di sequestro di carbonio. Tale strumento dovrà essere poi affiancato in maniera integrata e coerente dalle misure agro-ambientali del II Pilastro alle quali dovrà essere dedicato il 30% del budget (lasciando esclusa la quota dedicata alle aree svantaggiate, punto messo in dubbio dagli emendamenti della Commissione Agricoltura del PE e dal Consiglio Agricoltura).
In questo documento la Commissione apporta anche alcune riflessioni aggiuntive (di fatto delle proposte di auto-emendamenti) alla sua proposta del 2018, in particolare, sostenendo ad esempio la necessità un budget dedicato per gli ecosistemi, come chiesto da mondo ambientalista. La novità a nostro avviso più importante è che in questo documento per la prima volta la Commissione si rivolge in modo fermo agli Stati Membri in merito ai contenuti dei Piani Strategici che essi dovranno stilare in vista della nuova programmazione per i quali si ribadisce che dovranno basarsi “su prove consolidate (ad es. studi) e dati, tenendo conto dei contesti nazionali e regionali”.
A ciò è dedicata la sezione 2 del documento dove vengono evidenziate le “sinergie o lacune” tra il Green Deal e i piani strategici della PAC. Qui la CE sottolinea come sia necessario “ripensare le politiche per realizzare il Green Deal europeo”, cosa che in molti SM non sta accadendo, e a nostro avviso tanto meno in Italia, dove il processo di Costruzione del PSN della PAC si è apparentemente arrestato (o si è arrestato sicuramente il confronto con la società civile). Nell’analisi si evidenzia chiaramente come i PSN dovranno perseguire gli obiettivi delle strategie tra cui diminuzione dell’uso dei pesticidi, diminuzione della fertilizzazione e dell’uso degli antibiotici, benessere animale e uno stop al declino delle specie di insetti e uccelli legate agli agroescostistemi.
Per questo è presentata una tabella in cui vengono chiaramente indicati i target e gli obiettivi che i Piani Strategici nazionali dovranno contenere in relazione ai contenuti del Green Deal, occorrerà quindi verificare che tali target siano rispettati nel corso del processo partecipativo che porterà alla stesura del Piano. Il documento ribadisce la necessità di ripristinare elementi del paesaggio a favore della biodiversità sia all’interno della condizionalità che dovrà provvedere tra gli obblighi fondamentali “la rotazione delle colture, la protezione del suolo, il mantenimento dei pascoli permanenti, la protezione delle zone umide e delle torbiere, il sostegno alle direttive Natura 2000 e la necessità di proteggere gli elementi paesaggistici esistenti o di dedicare un’area di ogni azienda agricola agli elementi “non produttivi”. Da sottolineare come il sostegno alla bioeconomia, compresa la produzione di “energia pulita e a prezzi accessibili", così come dichiarato nelle strategie Farm to Fork e Biodiversità, è legato all'”utilizzo di residui alimentari e di mangimi, rifiuti agricoli o altre risorse biobased” e l’esempio dato è la produzione di biogas e non alla produzione di biomasse destinato a fini energetici o alla produzione di biocarburanti.
Occorrerà quindi vigilare che tale impostazione venga mantenuta all’interno dei Piani Strategici Nazionali e non venga invece tradotta in un sostegno alla produzione di biomassa. Si ribadisce l’importanza dell’obiettivo 9, relativo alla salute umana, in cui devono essere inserite misure a favore di un passaggio ad una dieta sostenibile e sana. Tale obiettivo è ancora troppo poco evidenziato dal lavoro degli Stati Membri e occorrerà incentivare il suo raggiungimento anche grazie all’ideazione di misure innovative anche attraverso i diversi strumenti di settore (OCM). Viene inoltre ribadito che “le autorità competenti degli Stati membri per l’ambiente e il clima dovranno essere effettivamente coinvolte nella preparazione degli aspetti ambientali e climatici dei piani della PAC” e la necessità di una Valutazione di Impatto del piano (di cui ad oggi non si hanno ancora evidenze in Italia).
A ciò si associa il richiamo (seppure in modo non cogente) alla necessità di aumentare il coinvolgimento o degli stakeholder e della società civile e la trasparenza con la messa a disposizione di tutti documenti relativi alle fasi di redazione del Piano comprese le raccomandazioni che la Commissione invierà ad ogni Stato Membro. Il Documento della Commissione sottolinea come essa sarà impegnata sia a fianco degli Stati membri nel disegno dei Piani sia, soprattutto, nel controllo delle bozze degli stessi, in cui non verranno ammessi passi indietro.
La Commissione richiama quindi a sé di nuovo un ruolo di più coordinamento e controllo più forte rispetto a quanto emergeva dalla proposta di regolamento, con una verifica su base scientifica anche dei possibili impatti negativi del Piano sugli obiettivi della legislazione ambientale Europea. All’interno dell’analisi della CE si ravvedono anche alcuni elementi di rischio per una reale sostenibilità dei regolamenti della prossima programmazione della PAC. In particolare si sottolinea come l'agricoltura di precisione sia classificata come pratica sostenibile a prescindere e che dovrebbe essere finanziata dagli ecosistemi.
Ciò a nostro avviso non è sempre vero, l’agricoltura di precisione è un insieme di tecniche che possono essere positive, negative o neutre in base alla loro applicazione a al contesto. Occorrerà quindi spingere affinché gli ecosistemi siano concepiti e finanziati in base all’obiettivo che si intende raggiungere, piuttosto che finanziare una particolare tecnologia che non garantisce un buon risultato a priori. Critico è anche la possibilità di conteggiare alcuni interventi all’interno del budget destinato a clima e ambiente come il benessere degli animali e le risorse genetiche, importanti ma che a nostro avviso dovrebbero avere un budget specifico a loro riservato.
Altro aspetto critico è il mantenimento all’interno della percentuale del 40% del budget da destinare a Clima e Ambiente di una porzione dei pagamenti diretti (in quanto soggetti alla condizionalità) che a nostro avviso indebolisce se non azzera l’efficacia di tale quota. In conclusione si ritiene di poter affermare che questo documento potrà essere un utile guida per orientare gli Stati Membri nella costruzione dei Piani Strategici Nazionali, nonché come strumento per la società civile per verificare la coerenza dei contenuti dei Piani con il Green Deal Europeo e porre pressione agli Stati Membri nel corso del percorso di redazione dei Piani.
Per un’altra analisi del documento è possibile leggere il post di Arc2020 (in Inglese)